COVID19, TICINO, LAVORATRICI E LAVORATORI FRONTALIERI.

Apprendiamo dagli organi di informazione che oggi Lorenzo #Quadri, uno dei principali esponenti della #LegadeiTicinesi oltre che consigliere nazionale e municipale a #Lugano, ha affermato che il #coronavirus sarebbe stato portato in territorio elvetico dai circa 70000 lavoratrici e lavoratori #frontalieri che varcano il confine per recarsi a lavorare in regime di libera circolazione.

Questo è solo l’ultimo degli attacchi a cui i nostri lavoratori frontalieri sono sottoposti da parte di Quadri e del suo partito; la cosa è ancora più triste perché fatta proprio nel giorno in cui l’Italia commemora migliaia di morti a causa della pandemia.
Restando ai meri numeri, verrebbe da chiedere al consigliere Quadri chi avrebbe contagiato chi; complessivamente le provincie di #Como e di #Varese, da cui provengono la maggior parte dei frontalieri, hanno infatti complessivamente un numero di infetti pari a 1994, contro i 2091 del Canton Ticino, con una popolazione di oltre quattro volte quella ticinese.
Quadri con queste affermazioni dimostra sia di non conoscere l’evoluzione del virus che, come tutti sanno, ha avuto origine in Cina e si è poi sparso in tutto il mondo (difficile che l’abbiano diffuso i frontalieri nell’intero pianeta), sia le misure che sono state prese, sia in Italia che in Svizzera, per il contenimento del contagio. Sono infatti più di due settimane che il numero di lavoratori che varcano la frontiera è diminuito drasticamente a causa di queste misure.
Viene piuttosto da chiedersi come mai in #Ticino siano state permesse alcune manifestazioni, come il #Carnevale di #Bellinzona, che ha raccolto diverse decine di migliaia di persone in un periodo in cui il virus mostrava i primi segnali di diffusione.

Il consigliere Quadri dovrebbe sapere che un attacco così gratuito ai frontalieri non fa il bene in primis delle aziende ticinesi che lui e il suo partito dicono di voler difendere, in quanto il #CantonTicino ha assoluto bisogna della manodopera frontaliera per continuare la sua attività; sono moltissimi, inoltre, gli italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare nelle strutture sanitarie ticinesi che, soprattutto in questo periodo di emergenza, non potrebbero continuare a fornire un servizio essenziale.

Facciamo in ogni caso notare a Quadri che, se ci sono 70000 frontalieri che ogni giorno si recano in Ticino per lavorare, esistono anche diverse decine di migliaia di cittadini ticinesi che affollano le nostre città e i nostri centri commerciali soprattutto durante i fine settimana; per maggiori informazioni potrebbe rivolgersi al suo collega di partito #Wicht che, solo pochi mesi fa, affermava candidamente di andare a fare compere in Italia.

I ripetuti scambi tra l’Italia e la #Svizzera (e, in particolare, tra la Lombardia ed il Ticino) sono una risorsa importantissima per entrambi i Paesi, e riprenderanno quando l’emergenza sanitaria sarà terminata, che Quadri e la Lega dei Ticinesi lo vogliano oppure no; la cosa importante sarà aver imparato una lezione dal dramma che sta accadendo e migliorare le condizioni sanitarie in tutti i luoghi di lavoro. La chiusura delle frontiere non può certamente essere una risposta.

Como, 31/03/2020
Prc/SE- Federazione Provinciale Como
Rifondazione Comunista – Circolo Olgiatese