L’ORRORE DELL’ENNESIMA STRAGE NEL MEDITERRANEO PER AVER NEGATO I SOCCORSI
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L’ orrore dell’ennesima strage nel Mediterraneo per aver negato i soccorsi. Non ci sono alibi, giustificazioni che tengano. L’Onu accusa Italia, Libia e Malta: “comunicata la posizione dei migranti in difficoltà, ma non sono intervenuti”. Già, i governi, a cominciare dal governo italiano, si accaniscono contro navi ong, migranti, invece che salvare vite umane. Una vera propria barbarie.
Pubblichiamo il commento di Glulia Lunardi già portavoce della Sea Watch, tratto da La Stampa di oggi.
Quelle ventisette ore di agonia in diretta. Ventisette ore di agonia in diretta per le 130 persone annegate giovedì nel Mar Mediterraneo, tanto è stato il tempo trascorso dalla prima segnalazione inoltrata da Alarm Phone alle autorità.
A fronte di un’autorità libica inesistente e di quella maltese silente, Roma si è rifiutata di intervenire. La nave Ocean Viking di SOS Mediterranée e tre mercantili hanno cercato di fare qualcosa, mentre il centralino d’emergenza di Alarm Phone sollecitava un intervento. Sono arrivati i soccorsi, alla fine, ma troppo tardi, e solo – come hanno raccontato – per navigare «in un mare fatto di cadaveri». L’ultima volta che ho navigato in un mare di cadaveri era il maggio 2016, con la nave Carola alla sua prima missione. Arrivammo sul luogo di un naufragio dove, a trarre in salvo chi ancora resisteva ai flutti, c’erano una nave della marina militare italiana, una inglese, una francese. Su di loro volava un elicottero della marina da cui ricordo ancora sporgersi il pilota facendoci un segno di incoraggiamento: eravamo tutti lì a fare il possibile perché nessuna vita andasse sprecata. Questa tragedia non è un’eccezione.
Nel Mediterraneo è diventata una norma, come scommettere sulla vita delle persone. La mappa delle responsabilità che emerge dalla sequenza delle comunicazioni scambiate fa venire la pelle d’oca per cinismo e disinteresse, ma riproduce lo schema operativo della politica Europea di appalto delle proprie responsabilità sull’immigrazione alla Libia: la Guardia Costiera italiana costretta a indirizzare le segnalazioni alla cosiddetta guardia costiera libica che dichiara di non uscire perché il mare è grosso, con l’aereo della «Guardia Costiera Europea» Frontex che sorvola il gommone. L’Europa li ha osservati morire per annegamento dall’alto. Come uno sciacallo. Finché le procure indagheranno le Ong per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e le autorità coinvolte non saranno chiamate a rispondere delle proprie omissioni e complicità nei respingimenti illegali, il tribunale della Storia non ci assolverà per quanto sta accadendo nel nostro mare. In queste ore la Sea-Watch 4 naviga verso quel mare lasciato colpevolmente vuoto, mentre la Guardia Costiera la vorrebbe in porto perché la ritiene non sicura per effettuare i soccorsi. Davvero è più sicuro lasciare le persone morire?
