La riforma delle Province prevista dalla legge Del Rio (n. 56/2014) sta giungendo alle battute finali e già si cominciano ad intravvedere le sue nefaste conseguenze in termini d’organizzazione dei servizi. In particolare, ci preme focalizzare l’attenzione su ciò che si sta verificando per quanto riguarda l’integrazione sociale e scolastica dei disabili. Le Province, sino ad oggi, detenevano la competenza in materia d’assistenza educativa in favore di disabili sensoriali, nonché d’assistenza e trasporto in favore di alunni disabili che frequentano percorsi d’istruzione secondaria superiore e di formazione professionale.
Tali funzioni rientrano tra quelle che, secondo la citata legge Del Rio, avrebbero dovuto essere trasferite alla Regione o, da questa, ad altro Ente. La Regione Lombardia non ha però riassunto la delega, ridemandando alle Province tale competenza, sulla base di un accordo quadro siglato con l’Unione Province Lombarde, che prevede la stipula d’appositi accordi bilaterali con ogni singola Provincia.
Peccato che tali accordi bilaterali – peraltro lacunosi e non certo privi di criticità dal punto di vista finanziario ed organizzativo – non siano ancora stati sottoscritti, mentre nel frattempo la ricollocazione del personale, con conseguente svuotamento degli organici, procede inesorabilmente. Il ministro Madia ha infatti recentemente affermato che tutto il personale in soprannumero delle Province concluderà i processi di mobilità entro il luglio di quest’anno.
Quali sono le ricadute in termini d’erogazione dei servizi? Innanzitutto, va detto che il periodo di riferimento non è quello dell’anno solare, bensì quello dell’anno scolastico. Il che significa che la certezza rispetto allo stanziamento delle risorse, nonché la definizione degli aspetti organizzativi dovrebbero essere messe in campo già da subito, al fine di consentire il regolare avvio dell’assistenza a partire dal prossimo mese di settembre.
Tutto ciò non viene minimamente preso in considerazione, in particolare dalla Regione, con il risultato di una penosa melina tra Enti che si rimpallano competenze e responsabilità, senza minimamente preoccuparsi di dare risposte in termini politici ed organizzativi.
Le famiglie e le associazioni che da anni si occupano dei problemi dei disabili sono giustamente molto preoccupate per l’immediato futuro. Ma tant’è. I disabili non fanno notizia, non sono appetibili dal punto di vista dell’immagine e quindi possono essere tranquillamente lasciati al proprio destino.
A noi appare invece particolarmente ingiusto e non degno di un paese civile che non si dia il diritto, soprattutto a chi si trova maggiormente in difficoltà, di poter accedere all’istruzione e garantirsi così un futuro migliore anche in termini d’integrazione.
Le risorse ci sono e devono essere messe a disposizione ed i servizi vanno migliorati e non ulteriormente depauperati. Ciò è, nostro avviso, possibile solo se i servizi ritornano pubblici. Da troppo tempo assistiamo ad un privatizzazione subdola e strisciante, che, ben lungi dal migliorarne la qualità o dal risultare più economica, penalizza inevitabilmente utenti e lavoratori.
E, soprattutto, le famiglie di questi ragazzi meritano risposte immediate e non questo assordante silenzio da parte di istituzioni sempre più indifferenti e cialtrone.