COMO: MARCIA PER I NUOVI DESAPARECIDOS
Sabato 15 aprile, a Como si terrà la Marcia per i Nuovi desaparecidos della Rete Como senza frontiere.
Questa importante iniziativa apre il ciclo di mobilitazioni che la Rete metterà in campo a titolo di risposta dopo l’assoluzione in appello dei 13 neofascisti aderenti al Veneto fronte skinhead che, nel 2017, attraverso un’azione squadrista sequestrarono un’intera Assemblea della Rete obbligando le/i attiviste/i presenti all’ascolto di un delirante proclama sulla “razza”.
Si è deciso di aprire il ciclo di iniziative proprio con la marcia perché è ciò che caratterizza l’attività, la natura e l’obiettivo della Rete: cambiare la percezione del fenomeno delle migrazioni e fare memoria delle morti in mare. Sono queste le ragioni per le quali i fascisti del VFS attaccarono CSF nel 2017 e proprio da questo CSF parte con le risposte politiche a questa sentenza inaccettabile.
La marcia di sabato sarà come sempre attualizzata nei contenuti rispetto a ciò che sta accadendo nel Paese, lo stato di emergenza indetto dal governo al solo scopo di potenziare la sua azione ipersecuritaria e repressiva nei confronti delle persone migranti, della solidarietà e di chi la pratica, così come la vera e propria strage in atto nel Mediterraneo saranno certamente tra i temi centrali della mobilitazione.
Il Partito della Rifondazione Comunista della Lombardia parteciperà a questa importante iniziativa ed invita tutte e tutti alla massima partecipazione.
Milano, 14/04/2023
Fabrizio Baggi, Segretario Prc/SE Lombardia

L’emergenza non è delle migrazioni, l’emergenza è del governo incapace e repressivo
Ancora una volta, l’incapacità del governo italiano e delle istituzioni europee di far fronte alle esigenze delle persone costrette a lasciare i propri paesi, si traduce in un paradossale rovesciamento della realtà, con una dichiarazione di “emergenza” che punta il dito contro una inesistente invasione, nega i Diritti delle persone migranti (che pure sono sanciti dal diritto internazionale) e riduce ulteriormente gli spazi di legalità e di accoglienza sul territorio nazionale.
Gli errori nella gestione delle migrazioni sono il vero indice del fallimento della cattiva politica, del delirio del sovranismo, dell’incomprensione della situazione reale del mondo.
Tale fenomeno strutturale è stato usato come strumento di propaganda, che ha creato una distanza tra la realtà e come essa viene percepita. La vera emergenza è l’incapacità di chi ci governa e ci ha governato.
Dopo un viaggio via mare o via terra caratterizzato da violenza, soprusi, violazioni dei Diritti Umani, inizia per chi raggiunge l’Italia un nuovo percorso travagliato, in un sistema di accoglienza non adeguato a garantire i Diritti fondamentali.
Spesso le persone vengono smistate come pacchi da sistemare e abbandonate a loro stesse in strutture sovraffollate, senza assistenza giuridica, psicosociale e sanitaria.
Il sistema normativo vigente è soggetto a un continuo peggioramento, con l’unico effetto di rendere più difficile il processo di regolarizzazione, portando molte persone in situazioni di marginalità, alimentando la narrazione sui problemi di sicurezza e decoro.
Limitare la protezione speciale, potenziare i Centri per il rimpatrio (CPR) e la scellerata “detenzione amministrativa”, ostacolare il diritto al ricorso ai richiedenti asilo che ottengono un diniego significa aumentare le persone in condizione di presunta irregolarità, senza permettere loro di integrarsi nella società, creando situazioni di disagio e illegalità.
Le risorse stanziate con la delibera sullo stato di emergenza sono esigue e non permettono di dare una risposta strutturale al problema. Le prefetture potranno affidare i migranti a enti senza esperienza e competenza, che potranno solo svolgere il ruolo di albergatori, senza fornire una reale possibilità di integrazione e progetti per l’autonomia. Si prospetta un ennesimo spreco di risorse e un aumento della mala accoglienza.
L’atto amministrativo che dichiara l’irregolarità di un cittadino straniero e attesta l’obbligo del rimpatrio non comporta l’effettivo allontanamento. Questo non dipende dalle strutture esistenti, né dalla durata della detenzione, ma da accordi con gli Stati. I numeri dei rimpatri effettivi hanno sempre costituito una quota molto contenuta delle decisioni prese in questo senso.
Avevamo individuato la centralità delle politiche migratorie nell’affermazione della democrazia sostanziale già quando la città di Como si era dovuta confrontare con le criticità derivate dal mancato riconoscimento del diritto internazionale alle frontiere europee. Per questo nel novembre del 2017 i fascisti del Veneto fronte skinheads avevano inscenato un’irruzione a un’assemblea di Como senza frontiere per diffondere un loro delirante proclama contro l’ “invasione”. Condannato in primo grado, ora il gruppo fascista è stato incredibilmente assolto in appello.
Le vicende di questi anni hanno dimostrato che il nostro attivismo era nel giusto e la loro violenza del tutto ingiustificata.
A dimostrazione che la loro intimidazione non è servita a nulla, continuiamo a dimostrare per il riconoscimento dei diritti, per chiedere politiche adeguate ai problemi reali di tutte le persone, migranti e native. Contro lo squadrismo, contro il fascismo di governo.
Sabato 15 marzo a partire dalle ore 10.30 in piazza della Pace (già conosciuta come piazza Vittoria) terremo la Marcia per i nuovi desaparecidos per proporre una diversa percezione delle migrazioni, per affermare che l’umanità nei confronti di tutte e tutti è ancora possibile e, anzi, indispensabile.
Como senza frontiere