Facciamo capire al Governo e al Senato che il ddl non ha il consenso di chi a scuola studia e lavora.

Il ddl è inaccettabile e incostituzionale in molte parti, l’art. 33 della nostra Costituzione dice infatti:

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Con la “Buona Scuola” invece si sostiene che le risorse pubbliche non saranno sufficienti a sostenere i costi della pubblica istruzione: ciò vuol dire che lo Stato rinuncia a una delle sue funzioni fondamentali, per cui i cittadini già pagano le tasse (almeno chi non le evade), e saranno richiesti soldi ai privati, sotto forma di ulteriori “contributi più o meno volontari” richiesti alle famiglie e di interventi di sponsor, che in cambio vorranno condizionare il piano dell’offerta formativa.

Succederà che i contributi volontari, che non si possono dedurre dalla dichiarazione dei redditi, saranno sempre più alti dei finanziamenti che le singole scuole ricevono dallo Stato. Il tutto mentre le famiglie, spesso ricche, che mandano i figli alle scuole private e che possono permettersi le alte rette di questi istituti, potranno detrarre questi oneri dalle tasse. Che Stato è quello che aiuta i ricchi e colpisce i più poveri, riducendo uno dei diritti fondamentali come quello dell’istruzione?

In sostanza si creeranno scuole di serie A per i ricchi e di serie B per i poveri: i figli dei liberi professionisti potranno svolgere le professioni dei padri e i figli degli operai, se gli andrà bene, potranno fare gli operai.

Ci sono molti altri messaggi inquietanti nel testo del DDL “La Buona Scuola”. Si vuole chiaramente diffondere una visione della scuola e della società basata esclusivamente sull’individualismo e sulla competitività esasperata e questo non significhera’ un miglioramento della qualità dell’insegnamento, anzi! Vediamo perche’.

Prendiamo ad esempio i poteri che vengono attribuiti al Dirigente scolastico: sarà l’unico responsabile del progetto didattico ma soprattutto, elevato a capo d’azienda, potrà assumere direttamente i docenti che saranno messi in mostra in albi provinciali.

Li chiamerà individualmente scegliendo quelli più adatti al suo piano aziendale.

Ci immaginiamo schiere di docenti affannati nel tentativo di mostrarsi migliori del colleghi – concorrenti diretti.   Ci immaginiamo – è inutile nasconderlo – clientelismi e favoritismi.

Ma se anche così non fosse una cosa ancora più grave è certa: ogni contratto sarà individuale, verrà scelto il docente migliore, più a buon mercato, quello più accondiscendente e disposto a chinar la testa e rinunciare ai suoi diritti per avere un posto.

La concorrenza, lo sappiamo, si vince abbandonando ogni pretesa di tutela; ogni insegnante avrà un contratto su misura e sarà premiato o cacciato in base alla sua capacità di adeguarsi alle linee culturali – didattiche del dirigente, addio così alla libertà di insegnamento.

In questa versione al ribasso del calcio mercato, quali espedienti useranno i dirigenti scolastici per aggiudicarsi gli insegnanti o per convincerli a trasferirsi? Che fine faranno quelli che verranno rimpiazzati?

Sarà una giungla in cui non ci saranno più regole morali e etiche ma vincerà solo la legge del mercato.

A carico di chi saranno i servizi oggi svolti dal personale non docente? Nel ddl non se ne parla, e dalle pulizie all’ amministrazione il lavoro sarà probabilmente esternalizzato; questo significa cooperative che per vincere gli appalti abbassano i salari e cancellano ogni possibilità di rivendicazione sindacale su carichi di lavoro, orari e salute.

Il ddl fa intendere invece che ci saranno meno soldi per la scuola pubblica e saranno ridotti gli spazi di discussione, di contrattazione collettiva, basi concrete della democrazia.

Tutto questo già da domani? No, e questo paradossalmente, è il lato più pericoloso della riforma, perché la chiamata diretta non riguarderà i docenti di ruolo che vengono messi in un angolo ad attendere la pensione nella speranza che non si mettano ad interessarsi dei diritti altrui.

Così avremo per un lungo periodo due forme diverse di contratto: quelli individuali degli assunti a chiamata e quello dei vecchi “privilegiati”. Si creeranno in questo modo rancori, frantumazioni ed un esasperato individualismo.

Per questo è indispensabile che oggi, i lavoratori della scuola, si mobilitino per le generazioni future.

Che scuola sarà quella dove il profitto degli studenti sarà valutato sempre più con dei test, dove ci sarà una competizione sempre più esasperata, una lotta di tutti contro i tutti, dove i giovani cresceranno in un ambiente sempre meno democratico?

La vera buona scuola è quella dove i soffitti non cadono sulle teste degli studenti, dove non ci sono classi di 30 o più alunni, dove si impara in modo cooperativo, dove ci si sente parte di una comunità democratica.

Noi oggi scioperiamo per difendere i diritti che rischiano di essere cancellati domani.

Dobbiamo difendere la contrattazione collettiva su orari, mansioni, stipendi e la collegialità nella conduzione della scuola per regalarle ai futuri insegnanti e lavoratori della scuola

LORO NON LO SANNO ANCORA, MA NE AVRANNO UN DISPERATO BISOGNO.

R.S.U. Liceo Porta Erba