Ad un anno dal “paziente uno” Per una sanità pubblica, preventiva, sociale, universale.

20 FEBBRAIO: GIORNATA DI MOBILITAZIONE REGIONALE

Iniziativa indetta dal Coordinamento Lombardo Per Il Diritto Alla Salute del quale è parte il Prc Lombardia.

“La salute non è una merce, la sanità non è un’azienda”

Presidi e conferenze stampa in tutte le città e diretta web

A questo link è possibile sottoscrivere la ICE Diritto alla Cura

Ad un anno dal “paziente uno” vogliamo che il 20 febbraio sia il momento del risveglio e dell’ avviamento di vertenze territoriali per un nuovo modello di sanità pubblica.
Si terranno iniziative locali e via web per ricordare ciò che questa pandemia ha reso evidente riducendo la salute a merce e focalizzandosi esclusivamente ai risultati di bilancio economico.
In Lombardia, vogliamo che si arrivi all’epilogo del modello che ha portato alla distruzione della sanità pubblica: prima con le giunte Formigoni, poi la riforma Maroni del 2015 e infine con la Giunta Fontana (delibere sui cronici) ognuno ci ha messo qualcosa per deviare dai principi della riforma sanitaria del 1978. Il servizio sanitario regionale è diventato un “sistema ospedalocentrico”, la medicina territoriale è stata indebolita mettendo in difficoltà i medici di base di fronte alla pandemia, ha fatto diventare delle monarchie le modalità gestione delle strutture pubbliche (ATS e ASST). L’estesa privatizzazione (accreditamento) e il definanziamento delle strutture pubbliche hanno causato l’esplosione delle liste d’attesa riducendo l’accesso per le cure delle cronicità, ulteriori decessi evitabili accentuati dall’inadeguata risposta alla pandemia.
Il “sistema” sanitario regionale ha dimostrato di essere una (presunta) “eccellenza” ma coi piedi d’argilla : l’impatto della pandemia ha squassato le strutture pubbliche mentre i privati stavano a guardare.
A un anno dal paziente uno il vero ammalato, di neoliberismo oltrechè di imprevidenza e incompetenza, è la sanità lombarda.
DA DOVE RIPARTIRE (E UTILIZZARE BENE LE RISORSE CHE SARANNO DISPONIBILI)?Ripartire da un concetto di salute basata sulla prevenzione primaria, sicurezza nei luoghi di lavoro, salubrità degli ambienti di vita compresi quelli scolastici, tutela dell’ambiente grazie a un approccio integrato e non sparso tra enti e competenze diverse che non collaborano tra loro.Quindi :
Revisione profonda delle normative regionali, con l’abrogazione della “riforma Maroni”, e reimpostare il servizio sanitario regionale fondato su una sanità pubblica che garantisca tempi di attesa ragionevoli e ticket di basso importo, con la partecipazione dei Sindaci (massime autorità sanitarie locali) delle associazioni e dei cittadini;
contenimento del ruolo comunque residuale dei privati nell’ambito della programmazione regionale e intervento reale per la riduzione dei tempi di attesa;
garantire percorsi di cura principalmente presso il proprio domicilio per chi ha problemi di non autosufficienza includendo le relative prestazioni nei livelli essenziali di assistenza (LEA), una presa in carico delle cronicità egualitaria, con al centro le persone e non le singole patologie, le Residenze Sanitarie Assistite vanno riportate nell’ambito del servizio sanitario regionale e gestite con la partecipazione dei famigliari;
riduzione delle estensioni territoriali delle ASL/ATS e creazione di una medicina territoriale, riformulando le convenzioni con i medici di base, basata su un rapporto con il cittadino come lavoratore (medicina del lavoro), studente (medicina scolastica), donna (medicina di genere), residente (igiene pubblica e dell’ambiente), titolare di diritti sociali (aspetti socio-assistenziali) e individuali (salute mentale);
finanziare le ATS/ASST non sulla base di logiche di puro pareggio di bilancio e sulla moltiplicazione delle prestazioni ma su obiettivi di salute collettiva misurabili con strumenti epidemiologici ricostruendo un corretto rapporto tra medicina preventiva e primaria (territoriale) e di cura specialistica (ospedali);
Quanto sopra nell’ambito di una visione universalistica e nazionale del diritto alla salute, contro ogni “autonomia differenziata” e per livelli essenziali di assistenza reali in ogni luogo come pure contro ogni brevettazione di farmaci “salvavita” a partire dai vaccini anti-covid.
Ci impegniamo, come associazioni e come singoli, alla costruzione di vertenze territoriali sulla base dei bisogni immediati locali chiedendo a tutti una partecipazione, un sostegno e una mobilitazione che soli possono cambiare lo stato di cose presente.