di Giovanna Capelli

Il TAR mette in riga Maroni e la sua giunta annullando due delibere :quella del 12 settembre 2014 ,che ha stabilito che la procreazione medica eterologa fosse a carico degli assistiti e quella del 7 novembre 2014,con le tariffe di riferimento tra i 1500 e i 4000 euro.  Non si potrà più dunque far pagare alle coppie,che hanno necessità di ricorrere alla fecondazione assistita eterologa il superticket, che la sola regione Lombardia aveva imposto così pesantemente su quella procedura sanitaria, dopo che la Corte Costituzionale aveva sancito la legittimità della fecondazione eterologa, cioè quella particolare fecondazione assistita che prevede che uno o entrambi i gameti (ovulo e/o spermatozoo)provenga da un donatore esterno. “Il trattamento deteriore riservato alla Procreazione medicalmente assistita ma di tipo eterologo appare illegittimo – è scritto nella sentenza – anche per violazione del canone di ragionevolezza, attesa la riconducibilità di questa allo stesso genus della PMA di tipo omologo, assoggettata invece al pagamento del solo ticket”. Non ci dovrà insomma essere disparità di trattamento fra fecondazione omologa ed eterologa come avviene in tutte le regioni italiane pur nella differenziazione dei ticket ( dalla gratuità emiliana ,ai 500 euro della Toscana,ai 300 del Veneto). Per avere una idea delle dimensioni della domanda concreta di questa procedura basta ricordare che in Italia vivono 12000 bimbi nati grazie alla eterologa, che 20000 coppie si sono recate all’estero per praticarla e 9000 quelle che ne avrebbero necessità, ma che, date le  loro condizioni economiche, devono rimanere in Italia a esigere un loro diritto  all’accesso di queste tecniche. Il ricorso al TAR è stato agito dalla  Associazione  “SOS Fertilità” che ha ottenuto anche la rimozione del divieto all’accesso alla terapia per le coppie in cui entrambi i coniugi sono infertili . Che la normativa imposta dalla Regione Lombardia fosse illegittima lo intuivano tutti e tutte dal punto di vista tecnico e politico e si poteva anche prevedere l’esito dei ricorsi .Questo iter faticoso e doloroso che costringe le coppie al silenzio, al dispendio di denaro e/o alla ricerca di centri stranieri o alla durissima e lunga strada del contenzioso è già stato percorso per stravolgere il testo della Legge Nazionale sulla fecondazione assistita, la legge 40 del 2004, che il movimento delle donne definì una legge “cattiva, infarcita di divieti misogini e anche di irresponsabilità medica. Quella brutta legge rimase in vigore malgrado i 4 referendum promossi nel 2005 dalle forze laiche e democratiche e invalidati dall’astensionismo, ma dopo dieci anni da quella consultazione possiamo dire che quei punti, di cui si chiedeva l’abrogazione, sono tutti stati cancellati grazie al coraggio di alcune coppie e alla rete di associazioni che le hanno sostenute moralmente ed economicamente nel contenzioso. L’ultimo divieto caduto grazie alla corte Costituzionale è quello sulla eterologa (2014). Ci si può dunque chiedere le finalità politiche di Maroni e delle forze che lo sostengono nel  continuare una battaglia ormai perdente dal punto di vista giuridico e legislativo. La pervicacia misogina e omofoba del Governatore lombardo ha una sua perversa razionalità e una potenziale pericolosità :dall’alto di un apparato di potere che può condizionare il sistema sanitario e di istruzione, grazie  all’appoggio di Cl e delle nuove organizzazioni di destra particolarmente presenti e attive in Lombardia, Maroni costruisce consenso non residuale, dentro i conflitti delle modernità  su di un punto dirimente per chi vuole mantenere la egemonia dell’etica patriarcale anche a costo di esercitare solo il linguaggio del “sorvegliare e punire”,  della repressione e del castigo. In questo caso l’etica patriarcale ,che inorridisce all’idea di un figlio “non del tuo sangue “ si  salda con quella  razzista e sciovinista che considera barbari e contaminatori impuri chi chiede diritti al di fuori del sangue e delle patrie. La punizione è per il momento  pagare di più per il desiderio di un figlio ottenuto per vie non “naturali” ,la prigionia della clandestinità senza colpa, il non ottenimento della cittadinanza,il contrasto alla costruzione di una moschea ,ma l’humus culturale  che le genera è quello che dilaga nell’Europa, che in Polonia e in Ungheria costruisce muri e respingimenti. Non è un caso che in Polonia le donne possono fare solo l’aborto terapeutico e neanche quello di fatto per la obiezione di coscienza dei medici e in Ungheria la tutela della vita fin dal concepimento è sancita dalla Costituzione.